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Care Socie e cari Soci,

Oggetto: Fondo Pensioni Comit in liquidazione

Fra i motivi delle lungaggini che caratterizzano, in modo ormai intollerabile, la liquidazione del Fondo Pensioni Comit, c’è la vicenda della vertenza con l’Agenzia delle Entrate relativamente alla vendita degli immobili dal Fondo a Beni Stabili (ora Covivio S.p.A.). Le parti si erano rimesse ad un lodo arbitrale, che aveva salomonicamente sancito la ripartizione dell’imposta e delle sanzioni accessorie al cinquanta percento fra venditore e acquirente. Poiché il nostro Fondo Pensioni aveva dovuto accantonare l’intera somma (circa 110 milioni di euro), l’esito del lodo consentiva lo sblocco e la distribuzione ai pensionati dell’eccedenza, pari circa 55 milioni.

I liquidatori, supportati dal Presidente del Tribunale Fallimentare, avevano però deciso di impugnare l’esito del lodo arbitrale davanti alla Corte d’Appello di Milano. La nostra Associazione aveva a suo tempo criticato tale decisione per la remota possibilità che l’imposta venisse interamente addossata a Beni Stabili, contro la certezza di un’ulteriore dilatazione dei tempi della liquidazione.

Recentemente il Fondo Pensioni ha reso noto (cfr. comunicato del Fondo in data 14 aprile 2020, già trasmesso) che il ricorso presso la Corte d’Appello era stato accolto, ma la sentenza aveva però confermato la ripartizione dell’imposta fra venditore e acquirente, ribadendo pertanto nella sostanza l’esito del lodo arbitrale. Il comunicato peraltro adombra la possibilità di ricorrere presso la Corte di Cassazione.

Ricordiamo che la liquidazione, che ha giuridicamente la forma di Liquidazione Coatta Amministrativa, è in piedi dal 2006 e quindi dura da quattordici anni. Un ricorso presso la Corte di Cassazione significa allungare questi tempi di svariati anni, durante i quali 55 milioni di euro dovranno restare accantonati e non potranno essere distribuiti.

Contro la durata infinita delle procedure concorsuali, nel 2001 era stata promulgata una legge, denominata “Legge Pinto”. Tale legge, riformata nel 2012, stabilisce un termine massimo di sei anni per la durata delle procedure concorsuali. Oltre questo termine, il cittadino che non vede riconosciuti i propri diritti ad una durata ragionevole del processo ha titolo ad ottenere un risarcimento.

Una sentenza della Corte Costituzionale ha però sancito, in data 5 febbraio 2020, che la “Legge Pinto” non si applica alla liquidazione coatta amministrativa, che è la forma assegnata al nostro procedimento.

Nel nostro caso pertanto i colleghi, che attendono da quattordici anni di avere quanto loro spetta, si vedono negato dalla giustizia italiana, al suo massimo grado, il diritto ad una ragionevole durata della causa.

Secondo il nostro consulente legale avv. Michele Iacoviello, è quindi giustificato pienamente il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La Corte di Strasburgo non entra nel merito del giudizio, ma si limita a stabilire un risarcimento al cittadino da parte dello Stato Italiano, che non è stato in grado di rispettare un suo diritto, in conseguenza dell’inadeguatezza di uno dei suoi Organi. Lo Stato, chiamato a pagare, può poi rivalersi su coloro per colpa dei quali è stato condannato: in ispecie, il Tribunale di Milano e i suoi giudici. La Corte di Strasburgo, che si è già pronunciata favorevolmente in casi simili al nostro, esclude qualsiasi rischio di condanna alle spese in caso di sconfitta del cittadino. Infatti sul sito della Corte si legge che: "Se la Corte non constata alcuna violazione, Lei non sarà tenuto a farsi carico di alcun onere supplementare (in particolare per quanto concerne le spese sostenute dal Governo convenuto".

Gli unici costi che verrebbero, quindi, sostenuti da chi intende partecipare a questa iniziativa sono il contributo, d’importo contenuto,  da versare allo Studio Legale Iacoviello che organizza questa azione.

Precisiamo, fin d’ora, che possono partecipare  a questa iniziativa, e ne hanno titolo, soltanto i pensionati ante ’98, i 98/99 e gli attivi, (iscritti allo Stato Passivo  come creditori chirografi postergati e che hanno ricevuto la lettera del Fondo Pensioni del 21 giugno 2013) e tutti coloro che hanno ancora in corso cause presso la Corte di Cassazione.

Con comunicazione a parte raggiungeremo i nostri Soci che riteniamo possano essere interessati ad instaurare un ricorso, precisandone i termini e le modalità che ci perverranno dal citato Studio Legale.

Ci è gradita l’occasione per salutarvi cordialmente.

Associazione “Amici Comit – Piazza Scala”

Il Consiglio Direttivo

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