Le giustificazioni della FISAC in ordine alla suddivisione fra attivi e pensionati all’interno
del Fondo Sanitario Integrativo: la puntuale risposta di Franco Catenaccio, presidente
Associazione Pensionati Cariplo e Banca Intesa, nonchè FAPCREDITO
Pubblichiamo le presunte giustificazioni della FISAC in ordine alla suddivisione fra attivi e pensionati all’interno del Fondo Sanitario Integrativo e la risposta del nostro Presidente al riguardo (con autorizzazione del dott. Enrico De Carli):
Le modifiche allo statuto e al regolamento del Fondo non sono di competenza del Consiglio di Amministrazione ma delle "fonti istitutive" (cioè azienda e organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo istitutivo del FSI).
Detto questo, non ci sottraiamo a risponderti in quanto Segretari di Coordinamento di Gruppo.
L’accordo di costituzione del Fondo Sanitario Integrativo è stato il risultato di un lungo e complicato confronto che ha permesso di raggiungere un giusto equilibrio tra la tutela delle situazioni esistenti nelle precedenti Casse e l'inclusione di lavoratori e pensionati che avevano polizze sanitarie con prestazioni spesso significativamente più basse o che non avevano prestazioni (di fatto l’accordo ha riguardato le 46 aziende del Gruppo).
Sicuramente le situazioni sono cambiate, ma non abbiamo distrutto il principio di mutualità e solidarietà, che è stato mantenuto attraverso meccanismi strutturali:
- la ripartizione iniziale tra le due gestioni, in proporzione al numero degli iscritti in servizio e in quiescenza, della somma dei patrimoni (riserve) delle precedenti Casse (Cassa sanitaria Intesa e Cassa Assistenza Sanpaolo);
- il trasferimento annuo di una quota del patrimonio della gestione iscritti in servizio a quella pensionati, in base al numero di coloro che vanno in pensione nell'anno stesso e mantengono l’iscrizione alla gestione pensionati (nella logica che l'attivo “trasferisce” con l'iscrizione alla gestione pensionati quota delle riserve che ha contribuito ad accantonare);
- l’ulteriore trasferimento annuo di una quota che inizialmente era del 4% e che dal 1/1/2014 per accordo sindacale è diventata del 6% della contribuzione complessiva della gestione iscritti in servizio alla gestione dei pensionati.
Questo ultimo meccanismo strutturale ha una valenza importante in termini di solidarietà: infatti la contribuzione degli iscritti in servizio che viene girata alla gestione dei pensionati, considerando il rapporto tra personale in servizio e quiescenti, corrisponde di fatto ad un incremento della contribuzione versata a favore di ogni pensionato pari a oltre 370 euro medi.
Allo stesso tempo abbiamo dovuto assumere però, dopo tre anni di costante disequilibrio economico della gestione dei pensionati, alcune decisioni difficili per garantire la sostenibilità nel tempo dell’equilibrio tra contribuzioni complessive e prestazioni, in modo tale da poter garantire anche il rimborso della quota differita (che era diventata una sorta di ulteriore franchigia, in quanto in questi anni non è stata mai rimborsata).
Crediamo che con queste scelte, nell’equilibrio tra i colleghi in servizio e i pensionati, il FSI possa offrire un servizio di welfare integrativo di valore anche ai pensionati.
Inoltre, con le decisioni assunte crediamo che nei prossimi anni di poter aver un andamento in equilibrio anche della gestione dei pensionati: questo permetterebbe una migliore valutazione e assetto delle prestazioni.
Noi ci impegneremo per questo.
Ti ringraziamo per l’attenzione.
lettera firmata
La risposta di Franco Catenaccio:
Gentile Signora, ho avuto occasione di prendere visione delle giustificazioni espresse da Lei e dal Signor xxxxxx al nostro associato, signor De Carli, in ordine al contenuto della mail inoltrata da quest'ultimo in relazione alla pubblicità elettorale riguardante il rinnovo delle cariche all'interno del Fondo Sanitario.
Non vi è dubbio che le modifiche statutarie, con il beneplacito della sigla sindacale di Sua appartenenza, siano di competenza delle Fonti Istitutive. Ma la modifica apportata all'art. 9 è una vera porcheria e l'ennesima discriminazione nei confronti della categoria dei pensionati. Forse è bene che se la vada a rileggere. Dopo, se vuole, possiamo parlarne.
Quanto al resto, la prego di non sprecare parola sui concetti di solidarietà e mutualità, così come concepiti dalle Fonti Istitutive.
Al riguardo, sotto tale profilo, devo prendere atto che, nel Suo scritto, non ho trovato un solo motivo che possa giustificare la divisione fra attivi e pensionati.
Le rammento che tale divisione ha creato - se le sono noti i bilanci del Fondo Sanitario - un enorme Fondo di riserva delle gestione "attivi" che grida vendetta ai principi, appunto, di mutualità e solidarietà.
A proposito del Fondo di riserva, è vero che quando un attivo passa all'altra categoria si porta dietro la riserva matematica (aberrazione pura sotto il profilo giuridico, trattandosi di associazione non riconosciuta). Ma perchè se, invece, non ritiene di confermare la propria adesione, la sua riserva matematica deve rimanere dove è? O è solidarietà anche questa e non il contrario.
Ed ancora. Perchè, con gli aumenti decisi dalle Fonti Istitutive a carico degli aggregati non a carico (60%), non è possibile (interpretazione dell'art. 7.2 dello statuto) che l'aggregato receda, se non recedendo anche l'iscritto?
Lei nel Suo scritto parla di equilibrio, ma solo in termini economici. La invito a verificare se esiste equilibrio fra le prestazioni ed i costi a carico degli attivi e le prestazioni ed i costi a carico dei pensionati.
E' davvero stupefacente ed altrettanto doloroso dover verificare che un sindacato come la FISAC giustifichi e si appiattisca sulla volontà di profitto dell'azienda, condividendo sempre e comunque le imposizioni che l'azienda medesima decide. O ha perso qualsiasi sensibilità verso le categorie più deboli in ossequio ai principi della real-politik e del compromesso ad ogni costo?
Ne è esempio, fra gli altri, il fatto che anche la Fisac ha firmato l'accordo in base al quale gli esodati, che non percepiscono nè assegno di solidarietà nè ancora la pensione, sono costretti ad assumere a proprio carico il contributo dovuto dall'Azienda.
Devo fare alla FISAC, come agli altri firmatari, i miei più sinceri complimenti per la sensibilità e la solidarietà dimostrata verso costoro.
La mia Associazione, comunque, come le altre interessate, è disponibile ad un confronto, peraltro, sempre rifiutato.
Con i migliori saluti.
Avv. Giovanni F. Catenaccio
(Presidente Associazione Pensionati Cariplo e Banca Intesa)